Plastic free july: una challenge da vincere. Insieme!

La produzione di plastica monouso ci sta sfuggendo di mano. E la Plastic Free July, la sfida globale partita nei giorni scorsi, è l’occasione da cogliere per cambiare rotta. Noi lo stiamo facendo così.

 

Il Plastic Free July, o “Luglio Senza Plastica”, è un’iniziativa gratuita della Plastic Free Foundation nata nel 2011 per contribuire a creare un mondo libero dai rifiuti derivati dalla plastica, rendendo le persone più consapevoli dell’uso smodato di plastica usa e getta che si fa ogni giorno.
La sfida è tutta nel nome: cercare di non produrre rifiuti di plastica per tutto il mese di luglio.

Sul sito della campagna – che nel solo 2020 ha coinvolto attivamente oltre 326 milioni di persone a livello globale – sono disponibili moltissime informazioni e consigli utili su come riuscire nell’impresa. Consigli che, se ce ne fosse bisogno, lo dimostrano: un mondo senza plastica monouso è possibile! Ma soprattutto, è necessario.

 

La plastica nel mondo: i principali numeri del problema

Il fatto è questo: la produzione di oggetti in plastica usa e getta sta superando la nostra capacità di gestirla.

E se anche i vantaggi che ne abbiamo ricavato, storicamente, sono indubbi – la plastica ha rivoluzionato la medicina con dispositivi salvavita, ha reso più leggere le automobili e i jet, ha salvato vite con caschi e incubatrici, solo per fare alcuni esempi – adesso occorre rallentare. Ripensare il meccanismo alla radice. E trovare altre soluzioni.

I numeri che seguono sono tratti da un articolo del National Geographic che vi consigliamo vivamente di leggere e salvare, perché i problemi per affrontarli e superarli bisogna prima conoscerli:

  • Metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata solo negli ultimi 15 anni. La produzione è aumentata in modo esponenziale dai 2,3 milioni di tonnellate del 1950 ai 448 milioni di tonnellate del 2015. Un dato che dovrebbe raddoppiare entro il 2050
  • Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani. Il che equivale a buttare 5 buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo 
  • Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e più durevoli. Molte di queste sostanze, però, possono prolungare la vita dei prodotti nel momento in cui vengono gettati via. Si stima che alcuni possano durare almeno 400 anni prima di degradarsi.
  • Ogni anno milioni di animali vengono uccisi dalle plastiche: uccelli, pesci e altri organismi marini. Si sa che circa 700 specie, comprese quelle a rischio di estinzione, sono state in qualche modo colpite dalla plastica. E praticamente tutte le specie di uccelli marini mangiano questo materiale”.

E potremmo proseguire.
Come fare allora? Da dove cominciare?

 

La sostenibilità è un percorso

Qui da noi, a Cascina Bosco Fornasara, la sostenibilità è una faccenda seria. E incide su ogni scelta che attraversa la nostra quotidianità.

È per questo, infatti, che abbiamo l’auto a metano, che autoproduciamo detersivi e cosmetici, che scaldiamo tutta la casa con legna autoprodotta e una sola stufa a irraggiamento, che comperiamo solo prodotti biologici e che seguiamo un’alimentazione quasi esclusivamente vegetale.

Ci sentiamo in cammino, immersi in un percorso di evoluzione continua. 

Ci informiamo, e quando veniamo a conoscenza di iniziative come la campagna Plastic Free July ci mettiamo volentieri in gioco. E non consideriamo mai ogni scelta come definitiva perché siamo certi che sia sempre possibile migliorare.

 

A questo proposito, siamo consapevoli del fatto che vedere i nostri cereali e legumi biologici confezionati nella plastica possa sembrare una contraddizione. Quale occasione migliore di questa, per parlarne?

 

La plastica per gli alimenti. Quella che si vede e quella (tanta) che non si vede

La verità è che la plastica, per la conservazione degli alimenti, è ottimale e non è facile da sostituire come il sapone liquido con la saponetta o la bottiglietta con la borraccia.

La plastica, a differenza ad esempio della carta, permette di isolare il prodotto da agenti esterni come l’umidità. È perfetta per creare il sottovuoto o l’atmosfera modificata. È resistente ed è diffusa. E poi è economica, diversamente dalla sua alternativa compostabile che non sempre si adatta agli impianti di confezionamento.

C’è poi un altro aspetto che non si vede, ma che va considerato: quello della plastica monouso che sta dietro alla produzione di ciò che magari andiamo a comprare sfuso o in confezione di carta.

Facendo riferimento alla filiera del riso, che è quella che conosciamo meglio, dobbiamo segnalare che dietro al riso non biologico si nascondono tonnellate di plastica, non solo usa e getta ma spesso anche non riciclabile: sacchi per contenere i concimi chimici, fustini per contenere i fitofarmaci, chili e chili di plastica da smaltire come rifiuto speciale.

Spesso, bisogna riconoscerlo, anche il biologico non è del tutto esente da questo consumo di plastica, sebbene le sostanze utilizzate siano di origine naturale. Tuttavia è inferiore, e può essere nullo se si decide, come abbiamo fatto noi, di lavorare solo con ciò che la natura ci può dare, rigenerando i suoli con l’aiuto degli erbai e delle rotazioni.

 

Una Cascina (quasi) plastic free: i nostri numeri

In questi 5 anni di coltivazione ultra-biologica, senza utilizzare né concimi, né diserbanti o antiparassitari (neppure quelli organici) abbiamo contribuito a ridurre notevolmente il nostro impatto di agricoltori sull’ambiente. Non solo, infatti, non abbiamo sversato nel terreno sostanze chimiche, ma abbiamo drasticamente diminuito l’uso di plastiche.
Parlando in cifre possiamo dimostrare che, dal 2015 ad oggi, abbiamo risparmiato alla nostra terra 60.000 chili di concimi chimici e 4.500 chili di fitofarmaci. A cui si aggiungono i 115 sacconi e i 900 fustini di plastica che NON abbiamo dovuto smaltire come rifiuti speciali.

Inoltre, basandoci su uno studio del Fondo per la Difesa Ambientale, possiamo affermare che, evitando l’allagamento intermittente – l’alternare nelle risaie cicli di inondazioni e periodi di siccità – abbiamo emesso 45 volte meno perossido di azoto rispetto a quello prodotto nelle risaie convenzionali, sottoposte a ripetuti cicli di “asciutta”.

In un momento in cui, per fortuna, si sta diventando sempre più sensibili riguardo al packaging e all’opportunità di comprare prodotti sfusi, andrebbero considerati anche i consumi di plastica che precedono di molto la vita di un prodotto sullo scaffale.

 

Cosa faremo per il Plastic Free July?

In occasione del luglio senza plastica abbiamo deciso di implementare la produzione di confezioni in carta, che sono disponibili in azienda e sullo shop online. Inoltre approfitteremo di qualche giorno di riposo per contattare ditte che producano film in bioplastica compostabile. Come famiglia abbiamo già ridotto tantissimo il consumo di plastica usando saponi solidi, oggetti per la cura del corpo riutilizzabili (pannolini lavabili, coppetta mestruale, cotton fiocc in legno…), facendo la spesa sfusa e vestendo tutti second hand. Il mini obiettivo del mese è quello di auto produrre lo spray antizanzare, utilizzando solo alcol e oli essenziali.

 

Per concludere, una riflessione con cui aprire lo sguardo

Ci siamo stupidamente illusi di poter vivere avulsi da ciò che ci circonda, dimenticando che noi viviamo in stretta simbiosi con l’ambiente circostante. Se vogliamo recuperare vita e salute dobbiamo ripartire proprio dal modello agricolo, abbandonando l’utilizzo della chimica ed adottando i principi dell’Agroecologia. Questa sfida deve essere vinta perché ne va della nostra stessa sopravvivenza” (Patrizia Gentilini, oncologa e membro di ISDE Medici per l’Ambiente su Il Fatto Quotidiano).