Giornata Internazionale della Donna: molto di più di una semplice festa

Anche se molti la chiamano semplicemente Festa della Donna, in realtà il vero nome della celebrazione è Giornata Internazionale della Donna. Il senso, infatti, non è tanto quello di festeggiare le donne, bensì quello di stimolare una riflessione sul ruolo, le conquiste, i diritti e la condizione nel mondo del genere femminile.

 

Giornata Internazionale della Donna: origine e significati

I primi a dedicare una Giornata alle donne furono gli Stati Uniti, il 28 febbraio del 1909. Negli anni successivi, diversi Paesi europei seguirono il loro esempio, inclusa l’Italia, che istituì la ricorrenza a partire dal 1922 (inizialmente, fissandola per il 12 marzo). Nel 1945, per la prima volta nella storia, uno statuto internazionale affermò il principio di uguaglianza tra i generi. Si trattava della Carta delle Nazioni Unite. Proprio le Nazioni Unite nel 1975 designarono l’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna. Da allora, la ricorrenza si celebra in tutto il mondo in quella data. La Giornata Internazionale della Donna è nata con l’intento di ricordare le lotte sociali e politiche che le donne hanno dovuto affrontare in passato. Guerre vere e proprie, dolorose, portate avanti per far valere diritti che oggi riteniamo inalienabili, ma anche per rompere i modelli sociali e culturali delle epoche passate, in cui non si riconoscevano.

 

Il suo perché nella storia

Spesso la Giornata Internazionale della Donna viene collegata a due importanti avvenimenti storici:

  1. La morte, nel 1911, di un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York. Le donne stavano scioperando contro le terribili condizioni di lavoro quando scoppiò un incendio. Nonostante i tentativi di fuga, non riuscirono a scappare perché i proprietari dell’azienda, per stroncare la protesta, avevano bloccato le uscite della fabbrica. Oltre 130 di loro persero la vita
  2. La protesta, l’8 marzo 1917, delle operaie russe durante la Rivoluzione di febbraio. Quel giorno, infatti, molte donne scesero in strada accanto agli uomini per protestare contro lo Zar. Si tratta di un evento considerato fondamentale per l’affermazione del genere femminile.

 

Protesta, lavoro, agricoltura

In realtà sono molte le vicende che, fin dall’inizio del ‘900, hanno portato alla lotta per la rivendicazione dei diritti e per l’affermazione delle donne e, dunque, alla nascita di una giornata a loro dedicata.

Un esempio tra tutti e a cui vogliamo dedicare questo articolo e questa giornata sono le mondine, le cui lotte sindacali hanno permesso la riduzione dell’orario di lavoro giornaliero. Le famose 8 ore, ottenute per la prima volta in Europa dalle mondine vercellesi il 1 giugno 1906.

Come racconta Isa Ferraguti in un articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006, nel vercellese il primo sciopero in risaia, chiamato tumulto, avvenne a Vattignè (Santhià) nel giugno del 1882. E ci vollero 19 arresti per “sedare il tumulto”. Il processo si svolse circa un mese dopo con l’assoluzione dei 19 imputati inizialmente puniti con il carcere preventivo.

Il 29 maggio 1898, a Trino, con la pubblicazione del manifesto che stabiliva in 80 centesimi la paga giornaliera, una fiumana di gente percorse le vie del paese issando sopra i bastoni dei cenci a mo’ di bandiera. Contro il corteo si scagliò la cavalleria, e ci furono 60 arresti di lavoratori dei quali 30 furono subito rilasciati, 5 assolti e gli altri condannati a 12 mesi e 12 giorni di carcere. La paga divenne di 1 Lira e 25 centesimi la settimana successiva.

Il regolamento prevedeva che i lavori in risaia “devono iniziarsi un’ora prima del levar del sole e terminare un’ora prima del tramonto”.

 

Una mimosa per ricordare le mondine

Dopo quella vittoria il Regolamento venne abolito e con la legge Giolitti del 1907 si stabilirono 9 ore lavorative (10 per le mondine forestiere). La lotta per le 8 ore proseguì negli anni successivi tanto che durante lo sciopero del maggio 1909, al passaggio a livello del Belvedere a Vercelli e a Quinto, le mondine si sdraiarono sui binari con i bambini in braccio per impedire il passaggio dei lavoratori forestieri. Il 31 maggio 1909 a Vercelli si raggiunse l’accordo per le 8 ore e trenta minuti con l’impegno delle 8 ore per il 1910.

Poi, a partire dagli anni ‘60, diserbanti e mietitrebbie sostituirono circa cinquantamila lavoratori e lavoratrici, tra mondariso, braccianti e salariati. Ma le battaglie per i diritti delle donne e delle lavoratrici proseguirono ancora.

E a noi piace ricordare questo pezzo di storia, che è anche la nostra storia, ai turisti che ci vengono a trovare. Per questo, anni fa, abbiamo piantato proprio in prossimità di quelli che furono i dormitori delle mondine una mimosa. E non una mimosa qualunque, ma la “figlia della figlia” di una pianta che tanto tempo fa, quando ancora c’erano le mondine, cresceva proprio qui, a Cascina Bosco.

La vista di quella splendida pianta, che ogni marzo ci delizia con il suo profumo, è spesso lo spunto da cui partire per ricordare e raccontare la vita di queste donne, partite da lontano come le mie nonne, poco più che bambine, per lavorare qualche mese in risaia e poi riportare a casa pochi soldi e un sacco pieno di riso.

 

Il senso vero di questa “festa”, per noi

Siamo convinti che in fondo il vero significato della Giornata Internazionale della Donna dovrebbe essere soltanto uno: ricordare il percorso fatto. Celebrare le battaglie che il genere femminile ha dovuto affrontare nel secolo scorso per affermarsi e usarle come stimolo per non fermarsi. Per portare avanti quelle lotte e fare in modo che anche in un’epoca globalizzata come questa non possa esserci competitività senza rispetto dei diritti fondamentali.