Black Friday: ecco i perchè del nostro NO

Nemico subdolo dell’ambiente e del buon senso, il Black Friday svuota di valore i prodotti e la nostra capacità di giudizio. Sicuri che ce ne sia davvero bisogno?

 

Ecco, ci siamo: è arrivato esattamente quel momento dell’anno. Quello in cui si parla solo di sconti, offerte da non perdere, promozioni a tempo, nuovi bisogni indotti ed acquisti compulsivi.
Il Black Friday – a cui seguono il Natale ed i saldi di fine stagione – segna infatti l’inizio di una partita in cui a vincere, ormai da qualche anno, sono le sole aziende che offrono di più al prezzo più basso.

E per quanto il dibattito e le opinioni anche critiche su questo fenomeno siano accesi, la verità è che è sempre più difficile uscirne indenni. Per le imprese, certo, ma anche per i consumatori.
Cosa fare allora? E come difendersi da un meccanismo spesso subdolo che nulla ha a che vedere con la sostenibilità (in senso lato) e con le nostre reali necessità?

Origini e numeri del Black Friday

Black Friday è il nome informale utilizzato negli Stati Uniti d’America per indicare il venerdì successivo al Giorno del ringraziamento, che si celebra il quarto giovedì di novembre.
Dal 1952, il giorno dopo il Ringraziamento è inoltre considerato l’inizio della stagione dello shopping natalizio nel Paese.
Le grandi catene commerciali sono solite offrire in questa occasione notevoli ed eccezionali promozioni al fine di incrementare le proprie vendite. Per questo motivo tra le persone che fanno acquisti in occasione del Black Friday una buona parte trascorre la notte fuori dal negozio in cui vuole fare acquisti il giorno successivo aspettando l’apertura delle porte.
Nel 2013 negli Stati Uniti sono stati spesi 57,4 miliardi di dollari in un solo giorno da più di 80 milioni di persone. Per offrire un paragone è come se l’intera popolazione della Germania fosse andata a fare acquisti nello stesso giorno” (Fonte: Wikipedia).

Pazzesco, vero? Sì, soprattutto se pensiamo che in soli 7 anni, quei 57,4 miliardi di dollari si sono più che decuplicati. Come riportato su Mailup, infatti, “lo scorso anno le vendite online legate a questo periodo cruciale hanno raggiunto il record di 789 miliardi di dollari solo nel mercato americano, corrispondenti a circa il 30% dei profitti complessivi del 2020.
L’interesse e il potenziale che circondano questa ricorrenza crescono notevolmente anno dopo anno, così come il numero di consumatori online che attendono trepidanti le sue offerte”.

Oggi, inoltre, le aziende che ottengono maggiori guadagni dagli sconti del Black Friday sono le grandi piattaforme di e-commerce come Amazon, che è riuscita a portare questa usanza promozionale anche in Europa, dove fino a qualche anno fa era quasi totalmente ignota.

 

Un fenomeno controverso

Il Black Friday ha dunque trovato terreno fertile anche da noi ed è entrato di diritto nell’elenco degli appuntamenti di riferimento per la maggior parte dei consumatori, nonostante siano svariati gli aspetti controversi che lo caratterizzano.
Una delle accuse più frequenti riguarda la sua natura spietatamente consumistica: attraverso la leva degli sconti (che poi non sempre sono veri sconti) le persone sono infatti spinte a comprare cose di cui in realtà non hanno bisogno.
Un’ulteriore critica fa riferimento alle condizioni lavorative dei magazzinieri dei siti di e-commerce (specialmente di Amazon), i cui ritmi si intensificano molto in occasione del Black Friday e delle festività. In aggiunta a questo c’è il problema del monopolio dei grandi e-commerce ― anche qui, soprattutto di Amazon ― che attirano la stragrande maggioranza dei consumatori, continuano a pagare pochissime tasse e rendono la vita più difficile ai piccoli negozi, sia fisici che online.
Ultima ma non ultima, in questo elenco, va inclusa anche la questione ambientale, che merita secondo noi un approfondimento dedicato.

 

Il Black Friday a Cascina Bosco Fornasara

In un momento storico in cui l’impatto umano sull’ambiente andrebbe ridotto anziché incentivato con acquisti e sprechi, il Black Friday è qualcosa che stride profondamente.
Le parole di Chiara Campione di Greenpeace, riportate in un articolo di Wired del 2018 ma ancora attuale, lo spiegano bene:

Il Black Friday è diventato uno dei picchi principali di consumismo. Questa sbornia di acquisti genera il più grande volume di rifiuti dell’anno. Un trend pericoloso che mette in pericolo il nostro pianeta. Acquistiamo senza pensarci un secondo, ma la spazzatura che creiamo durerà in alcuni casi per secoli”.

E questo è senza dubbio il principale motivo per cui noi ci sentiamo così distanti da questa ricorrenza.
Negli anni ci siamo interrogati, ne abbiamo parlato ed abbiamo proposto svariate iniziative, nel nostro piccolo, per contrastarla e trasformarla in un’occasione di connessione positiva.
Nel 2019, ad esempio, abbiamo programmato la piantumazione di alcuni alberi per compensare simbolicamente le emissioni di CO2 causate dalle nostre spedizioni.
Nel 2020 abbiamo chiuso lo shop online proprio in corrispondenza del Black Friday e dei giorni immediatamente successivi.
Quest’anno, invece, abbiamo deciso che tratteremo questa come una giornata qualunque.
Una giornata in cui dedicarci al luogo verde in cui abbiamo scelto di vivere. Una giornata in cui lavorare la terra, stare con i nostri bimbi e parlare dei temi che ci stanno più a cuore. Senza inviti all’acquisto o codici sconto, perchè ciò che ci piace più di tutto è vendere a chi desidera davvero i nostri prodotti, evitando politiche di prezzo aggressive che ci allontanerebbero di molto da ciò che riteniamo giusto e davvero in linea con i nostri valori.

 

Conclusioni

Sì, probabilmente l’esperto di marketing Gianluca Diegoli ha ragione quando dice che “i boicottaggi alla fine non hanno grande presa sui consumatori” e che “quest’anno aumenteranno anche le vendite del Black Friday” (Fonte: il post).
Ma non provarci nemmeno, a cambiare questa rotta spietata, equivarrebbe ad accettarla e a diventarne complici.