Piantare alberi (con metodo) per seminare il futuro

Nel 2021 il nostro desiderio di piantare alberi ci ha portato a partecipare alla creazione di una delle prime Tiny Forest Italiane, ispirate da Akira Miyawaki.

 

L’anno scorso, insieme ad alcuni studenti delle scuole di Mortara e Vigevano, alle loro insegnanti ed un gruppo di associazioni e realtà del territorio abbiamo avuto la possibilità di piantare alberi e arbusti per quella che, crescendo, diventerà una delle prime Tiny Forest italiane. Il progetto ci ha appassionato e fatto riflettere, ed incarna benissimo il senso che anche noi vogliamo dare all’esserci per la natura che ci circonda, ci ispira e ci sostiene.

Cos’è una Tiny Forest?

“Tiny Forests” (o micro foreste) è il metodo di riforestazione ideato dal botanico giapponese Akira Miyawaki. Alla base c’è l’idea di imitare, intensificandole, le dinamiche che si innescano in ogni vera foresta, dove la vegetazione è fitta e la competizione tra le piante ne velocizza la crescita.

Quello delle Tiny Forests è quindi un progetto che va oltre la piantumazione, perché punta a creare veri e propri ecosistemi.

Comunità operose, all’interno delle quali possano vivere e collaborare tra loro molte specie differenti. Alberi, certo, ma anche arbusti, funghi, microorganismi e animali.
Società, per dirlo con parole diverse, in cui ciò che è scoria per alcune specie diventi nutrimento per altre. In un’ottica – apparentemente moderna ma assolutamente “primordiale” – di vera economia circolare.

Il tutto, però, accelerando quelli che sarebbero i ritmi “originali” della natura, che normalmente impiegherebbe decenni per arrivare a maturità e generare tutto questo.

Il metodo di Akira Miyawaki prevede infatti la messa a dimora in contemporanea di molteplici specie, piantate fittamente sino a coprire tutta la superficie del suolo.

Questo procedimento, ormai sperimentato con successo in più di 3.000 siti in tutto il mondo, non solo velocizza notevolmente l’accrescimento delle piante, ma ha impatti estremamente positivi sulla biodiversità. Sulla qualità del suolo e sulla resilienza della foresta stessa.

 

Il progetto “Piccola Foresta” di Mortara

Lo scorso anno, come dicevamo poco fa, il metodo di Miyawaki ha ispirato la creazione di una delle prime Tiny Forest italiane proprio a Mortara, a pochi chilometri da noi.

Il GAS Fiume Azzurro di Vigevano, l’Istituto “Ciro Pollini” di Mortara, la Scuola Primaria “De Amicis” di Vigevano, la nostra Cascina, il Gruppo Scout Agesci Mortara I, il Gruppo Scout d’Europa Mortara I. E poi l’ASD Stella di Parona, l’Associazione Art. 3 vale anche per me, il GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, l’Oasi Lipu Bosco del Vignolo e STAI – Stop al Taglio degli Alberi Italia. Tutte queste realtà hanno deciso di mettere insieme le proprie energie e le proprie braccia per la creazione di questa foresta, costituita inizialmente da 300 piante, nel Comune di Mortara in località “Fossalon”, su un terreno agricolo gentilmente concesso in uso da un privato.

I lavori sono partiti all’inizio del mese di marzo 2021 ed hanno visto da subito il coinvolgimento di molti cittadini (soprattutto giovani).
Nel terreno dedicato al progetto sono state piantate querce, aceri, olmi, pioppi, tigli, carpini, ciliegi, amareni, gelsi, ontani, salici e frassini. Insieme ad arbusti o alberelli quali meli e pruni selvatici, biancospini, prugnoli, ligustri, sambuchi e viburni.

 

Piantare alberi, con metodo, ma ovunque. E sempre.

Vedere queste piante e questi arbusti crescere insieme, facendosi vicendevolmente forza, sarà bellissimo. E rivoluzionario.

Stefano Mancuso ha usato parole forti ma necessarie a proposito della riforestazione nel suo libro “La Nazione delle Piante” e in un’intervista di qualche tempo fa su Linkiesta.

Dobbiamo mettere piante ovunque: nei muri, sui tetti, nelle facciate. La deforestazione dovrebbe essere un crimine contro l’umanità. Facciamo tante campagne per salvare i panda e i koala, ma paradossalmente, se sparissero domani, l’uomo vivrebbe comunque. Mentre chi taglia gli alberi sta paralizzando la possibilità delle future generazioni di sopravvivere.

Senza le piante non ci sarebbe l’acqua perché la temperatura della Terra sarebbe così elevata da farla evaporare.
E poi è grazie alla traspirazione delle piante nella foresta amazzonica se si formano le nuvole, le perturbazioni e tutti i componenti del ciclo dell’acqua che a sua volta garantisce in tutto il mondo la pioggia, quindi la vita, ciò che beviamo e mangiamo. Senza la vegetazione la Terra sarebbe come Marte
”.

 

La nostra amata Pianura Padana ne ha bisogno

Un tempo la Pianura Padana era un’immensa foresta. Oggi invece è solo una distesa di campi coltivati (perlopiù con l’aiuto di prodotti chimici di sintesi). Strade, autostrade, industrie e aree urbane. La regione più inquinata d’Europa. Quella dove si muore di più a causa dello smog. Ci stiamo soffocando con le nostre mani.

Come agricoltori biologici sentiamo il dovere di fare la nostra parte e in questi anni abbiamo riempito di alberi il giardino, l’orto, tutti gli argini dei campi, le rive dei fossi, i bordi delle strade.
Siamo a circa 2500 piante messe a dimora. E lo scorso Natale abbiamo dedicato a questo impegno anche una box che tante persone (55, per la precisione) hanno scelto come regalo di Natale: una borsa in carta contenente 1 kg del nostro Carnaroli classico bio o un prodotto fra quelli disponibili ed il codice corrispondente all’albero che verrà piantato il prossimo inverno sui terreni della nostra azienda.
Piccolo inciso pubblicitario: se non l’avete ancora acquistata e volete rimediare la trovate qui fino a fine gennaio!.

 

Conclusioni

Piantare alberi (con metodo) è ormai diventato un imperativo, per noi.

E partecipare al progetto “Piccola Foresta” è stato, proprio per questo, un gesto naturale.
Le foreste sono fondamentali per la salute del pianeta e per quella umana. Perchè? Perchè contribuiscono in modo sostanziale alla riduzione della temperatura, al miglioramento dell’aria e all’abbattimento degli inquinanti, alla riduzione dell’inquinamento acustico. Alla salvaguardia della biodiversità, alla stabilità idrogeologica del suolo, alla lotta al riscaldamento globale e, non ultimo, alla valorizzazione dell’ambiente (anche urbano) con conseguenti benefici sulla salute e il benessere della popolazione.

In un momento di emergenza climatica, ambientale e sanitaria come quello che stiamo vivendo ci auguriamo davvero che questa iniziativa, che non a caso coinvolge attivamente le giovani generazioni, possa essere un segnale di speranza. Per ripartire immaginando e creando un mondo diverso, dove uomo e natura possano convivere in armonia.

Perché non s può pensare alla sostenibilità ambientale senza includere quella sociale, né tutelare la natura senza pensare ai diritti delle persone.
Come ci insegna Fukuoka gli esseri umani lavorano al meglio quando lo fanno per il benessere della gente e lo scopo vero dell’agricoltura non è far crescere i raccolti ma la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani.

Un’agricoltura completa nutre l’intera persona, corpo e anima.